giovedì 16 agosto 2012

La “trilogia del mare” come prima ispirazione


La sigla della versione DVD Yamato Video di Nadia, il mistero della Pietra Azzurra menziona apertamente il libro Venitmila leghe sotto i mari di Jules Verne quale fonte di ispirazione per la serie che si svolge, in effetti, per gran parte degli episodi a bordo di un sommergibile che riporta appunto il verniano nome di Nautilus.
In realtà, nell’analizzare più compiutamente la trama e lo svolgimento di questo anime non si può non notare come Hideaki Hanno e i grafici della GAINAX abbiano attinto a piene mani ad almeno altri due romanzi dello scrittore francese: si tratta infatti dei due libri che con 20.000 leghe vanno a comporre quella che i critici chiamano la trilogia del mare verniana.
Innanzitutto, il fulcro della serie è il rapporto tra Jean e Nadia. Due ragazzini in un mondo di adulti, circostanza spesso sottolineata esplicitamente nel corso delle varie puntate. Già qui si nota l’influenza molto forte del primo romanzo “marinaro” di Verne, I figli del Capitano Grant.
Edizione francese del libro, nella tipica veste "Hetzel"
A ben vedere, molte cose vengono mutuate da questo testo. In primis, appunto, la presenza di due adolescenti contornati da adulti; ma anche il viaggio intorno al mondo (Robert e Mary Grant lo cominciano per ritrovare il padre, Nadia e Jean per sfuggire a Gargoyle ma in definitiva si ritrovano ugualmente a ricercare il padre ignoto di Nadia, che poi si scoprirà essere Nemo) sui mezzi più disparati; così come la presenza di alcuni personaggi quali il geografo Paganel, che è modello di alcune goffaggini di Jean, oppure Lord Glenarvan, che verrà in parte fuso da Hanno con il personaggio di Ayrton, il quale nella serie è appunto un conte inglese.
Inoltre va ricordato il terzo ed ultimo romanzo della trilogia, L’isola misteriosa, vero gioiello a sé stante nonché variatio sul tema del Robinson tanto caro a Jules Verne sin dall’infanzia. Sebbene quest’ultimo testo proponga personaggi del tutto nuovi, ad un certo punto tornano fuori sia il Nautilus che il capitano Nemo, per non parlare dell’evaso/naufrago Ayrton che era stato abbandonato dalla spedizione Glenarvan proprio sull’isola misteriosa del titolo.
La GAINAX attinge a questo romanzo per tutta la serie degli episodi “sull’isola”, ovvero da quando Jean e Nadia approdano su quella che chiameranno Isola di Lincoln (stesso nome che i naufraghi le danno nel romanzo di Verne) sino al momento in cui ritroveranno Grandis, Sanson e Anson sull’altra isola che poi si scoprirà essere il Red Noah (Noè Rosso nella versione Mediaset).
Le stranezze che i naufraghi sperimentano sull’isola/Red Noah sono apparentabili a quelle che Cyrus Smith e i suoi amici provano sull’isola di Lincoln: misteriose ed inquietanti presenze che sembrano popolare un’isola a prima vista deserta. Se per Verne erano la presenza di Nemo e del Nautilus intrappolati in una cala dell’isola la fonte delle stranezze, per Hanno esse dipendono dal fatto che l’isola non è altro che una “sovrastruttura” geologica creatasi sulla superficie del Red Noah, astronave biblica dai poteri inimmaginabili.
Attraverso questi piccoli ma significativi esempi si comprende bene come sia impossibile scindere la trilogia del mare e come sia essenziale, per converso, considerarla in blocco quale fonte ispiratrice di un regista complesso e multiforme come Hanno.